Per i fautori del libero mercato questa è senza dubbio una buona notizia. Il Consiglio Ue ha approvato la proposta avanzata dalla Commissione Europea di eliminare le frontiere virtuali dell’e-commerce, ovvero il blocco agli acquisti su un portale sito fuori dai propri confini di residenza. Una spinta al consumo di beni e servizi sovranazionale, ma per i paesi non Ue?
Confini virtuali ancora, come per esempio gli Svizzeri, che nonostante lo scorso anno abbiano fatto acquisti on line con una crescita del 20% rispetto all’anno precedente, rimarranno tagliati fuori dai vantaggi del mercato unico digitale! Le politiche protezionistiche infatti mantengono alti i costi di dogana, quindi spesso i vantaggi di un acquisto on line vengono a mancare proprio a causa delle maggiorazioni dovute alla spedizione sul territorio svizzero.
Sarà capitato a tutti almeno una volta facendo shopping on line di trovare il prodotto desiderato magari sulla versione spagnola di un sito e-commerce che ne ha anche una nel nostro stato di residenza. Al momento della scelta del prodotto, o comunque prima di essere indirizzati al pagamento si viene automaticamente reindirizzati al corrispondente sito del paese da cui si naviga. Non è tutto. Ad oggi infatti gli acquisti su siti esteri di e-commerce possono farci incappare in alcuni imprevisti, come carte di credito rifiutate, spese di spedizione gonfiate, sovrapprezzi ingiustificati.
Questo avviene a causa dei servizi di geoblocking, uno strumento digitale per la ripartizione del mercato che la Commissione Europea, a seguito di una apposita indagine, ha considerato anacronistico. In tempi di mercato unico, a livello analogico, perché non consentire anche al mercato digitale di diventare unico? L’Europa, che lavora per una strategia di Mercato Unico Digitale dal maggio 2015, ha deciso di investire per abbattere le frontiere non senza qualche perplessità da parte degli esperti.
Il geoblocking non sarà più un problema per i cittadini dell’Unione Europea: sono molti per esempio i libri scritti in lingua inglese, venduti inizialmente solo all’estero, prodotti preziosi per professionisti dei più svariati settori. Prima di arrivare sulle scrivanie dei manager svizzeri, però, questi testi avranno costi e maggiorazioni!
E se il gigante Amazon non ha ancora una declinazione svizzera e spesso gli acquisti sul portale tedesco, francese o italiano non sono disponibili per la consegna in terra elvetica, molti utenti lamentano le prestazioni inferiori di siti come Netflix (per i servizi di streaming l’abolizione del geoblocking non è ancora contemplata in tutta Europa), per il quale in Svizzera il palinsesto è molto ridotto rispetto alla versione USA, quindi benchè si conosca l’inglese non si possono vedere film o serie originali. Le nuove regole, infatti, non parlano, per ora, di armonizzazione dei prezzi e soprattutto lasciano fuori i tutti i contenuti protetti da copyright, come i servizi di streaming on line!
Dal Natale 2018 sarà quindi possibile concludere transazioni per acquistare un prodotto su un sito di e-commerce frontaliero, anche se quel sito ha un corrispettivo nel nostro paese, e non ci sarà più negata la possibilità di pagare con una carta emessa nel nostro paese. Questo riguarderà tutte le merci consegnate nel paese dell’acquirente, i servizi elettronici, o i servizi ricevuti dal consumatore e usufruiti nel paese dove opera il commerciante, come prenotazioni di camere d’albergo, biglietti per concerti, spettacoli, ingressi ai parchi tematici, gare o eventi sportivi.
Nei paesi esterni all’UE la situazione però resterà immutata. In Svizzera, paese con una rigida politica doganale, nonostante l’abolizione del geoblocking resteranno valide le spese accessorie per l’importazione di prodotti, quindi anche per gli acquisti on line fatti su siti frontalieri. Ecco qui un esempio di come sono distribuiti i costi dovuti per l’acquisto di un prodotto da un sito di e-commerce estero.
Sono molti i consumatori elvetici che dopo l’approvazione della direttiva europea hanno mostrato la loro disapprovazione, soprattutto sui social, proprio in merito ai vantaggi mancati dell’ecommerce senza geoblocking in Svizzera. Le critiche riguardano i costi di consegna, che lievitano selezionando “Svizzera” come paese di residenza, e la minore scelta. Una polemica che rinfocola quella già emersa lo scorso anno quando l’abolizione del roaming internazionale aveva visto la Svizzera, non appartenente all’UE, restare un passo indietro. Che sia giunto il momento di ripensare la politica doganale?