Che Google stia dando sempre più importanza alla qualità dei contenuti è cosa risaputa.
Ma con l’ultimo aggiornamento beta lanciato in questi giorni, il colosso fa sul serio: il profilo del content creator è ufficialmente riconosciuto dalla piattaforma.
Cosa significa questo?
Se scrivi contenuti per il tuo blog, per la tua azienda oppure sei un giornalista, Google presenterà i tuoi lavori come carosello nella sezione “knowledge panel” – ovvero la scheda informativa – all’interno della SERP.
Chi digiterà il nome del creator nella barra di ricerca quindi, si troverà di fronte alle informazioni relative all’autore – foto, video, biografia – e una serie dei contenuti più recenti creati.
Fonte immagine: google.com
Qual è lo scopo di questa nuova classificazione di Google?
È probabile che anche la pandemia abbia influito notevolmente nella decisione di implementare questa funzionalità.
Le informazioni che circolano in rete sono moltissime e l’incremento delle fake news, dovuto anche all’emergenza sanitaria, spinge gli utenti –secondo Google – ad affidarsi a singoli esperti di fiducia piuttosto che a specifici editori.
L’obiettivo di Google è quindi quello di aiutare gli utenti ad accedere, in maniera tempestiva, ad informazioni autorevoli provenienti da fonti diverse, pur continuando a monitorare l’autorevolezza e la coerenza dei contenuti rispetto al search intent.
Sono un content creator: quali vantaggi ottengo dal nuovo profilo di Google?
Sicuramente la visibilità. Il riconoscimento dell’autore dei contenuti permette un miglior posizionamento, non solo per il creator, ma anche per sito sui cui i contenuti vengono pubblicati.
Ci sono però degli accorgimenti da attuare per far sì che questo accada: è necessario fa comprendere a Google tutti i collegamenti tra autore e i contenuti che ha pubblicato sul web.
Chi possiede un blog su Wordpress, ad esempio, dovrebbe ottimizzare la pagina autore, inserendo una piccola biografia, una foto in primo piano, video e link ai profili social.
Se si producono podcast, video su Youtube, si scrivono libri in vendita sui principali siti delle case editrici, occorre quindi collegarle all’entità autore, creando delle pagine web ricche di informazioni e correlazioni in merito al contenuto pubblicato e al suo autore.
Solo così Google sarà in grado di comprendere i collegamenti e mostrarli nella SERP a chi digita il nome del content creator.
Ma vale solo per il personal branding?
Questa nuova funzionalità spinge certamente la promozione personale di freelance, giornalisti ed esperti di settore. Ma anche le aziende stesse sembra possano trarne dei vantaggi.
Se ho un’azienda B2B e sono presente online – con sito, blog e profili social – i contenuti prodotti hanno maggiori probabilità di essere ben posizionati sul motore di ricerca, se e solo se l’autore ha anche lui una buona presenza online.
Potremmo fare un parallelismo – forse un po’ azzardato – con LinkedIn: se pubblico un post su profilo aziendale e spingo i miei dipendenti a condividerlo sui propri profili personali, aumento la portata del mio contenuto –in maniera proporzionale al numero di follower del dipendente. Quindi, più il mio dipendente è attivo su quel social e cura il proprio profilo, più possibilità ho di essere visto e ricordato.
Il riconoscimento del profilo Creator su Google potrebbe quindi seguire questa logica (diciamo potrebbe, perché trattasi ancora di una versione beta): i copywriter che curano i miei contenuti possono darmi maggiore visibilità attraverso il loro lavoro di personal branding. Ma, in questo caso, anche il creator dipendente di un’azienda ne trarrebbe, parallelamente, un vantaggio opposto: acquisisco visibilità personale, attraverso i contenuti pubblicati per l’azienda. Un portfolio immediato e indicizzato, quindi.
Staremo a vedere quali altri novità potrebbe introdurre questo aggiornamento, ancora in fase di test. Per il momento, ci sentiamo di poterci sbilanciare con una recensione positiva, in attesa di ulteriori miglioramenti e implementazioni.