Con il recente annuncio che anche Facebook avrà i propri reel e che a breve Instagram farà scomparire lo swipe up nelle stories sorge una domanda: cosa sta succedendo nel vorticoso mondo dei social media? In parte sembra di assistere ad una standardizzazione dei formati e una costante rincorsa ai trend del momento.
Se un tempo si poteva affermare che ogni social richiedeva un determinato format prediletto e naturalmente un target di riferimento, oggi le cose sono profondamente cambiate.
Quando Instagram nacque era il social delle immagini per antonomasia. Ma vi ricordate ancora i primi filtri per editare le foto? Oggi non li usa praticamente più nessuno, perché abbiamo imparato a condividere le fotografie #nofilter. Per contro però li usiamo, potremmo dire, anzi, che ne abusiamo nelle storie.
Ricordate quando TikTok è nato? Nel 2016 (anche se due anni prima era già on line Musical.ly) questo social ricordava ai nostalgici una sorta di My Space per la generazione Z. Un luogo dove condividere brevi video per lo più goliardici. Oggi viene usato anche da personalità di spicco dei più svariati settori, dalla politica alla religione che trovano in esso un canale di comunicazione diretto con i più giovani.
Fatte salve le specifiche peculiarità di ogni social, una certezza rimane: l’influencer marketing non accenna a diminuire il suo potere economico. È stimato in costante crescita, con un giro d’affari a fine 2022 di oltre 14 miliardi di dollari.
Quando inserire l’influencer marketing nella strategia di digital marketing
L’influencer marketing si inserisce nella strategia di digital marketing e implica una collaborazione fra aziende e utenti di social media (anche detti content creator) definiti appunto influencer. Una sorta di opinion leader 2.0.
Implementare una strategia di influencer marketing è certo utile, ma va ponderata in modo molto attento. Se l’obbiettivo è fare brand awareness l’influencer marketing potrebbe essere un’ottima soluzione.
Fare brand awareness può significare, per esempio, farsi conoscere come nuovo marchio appena entrato sul mercato, riposizionarsi, o ancora indagare sulle risposte del pubblico in merito a nuove proposte, nuove soluzioni o servizi che la vostra azienda propone.
Per farlo in modo trasversale sfruttando il passaparola 2.0 (word of mouth marketing) si può, quindi, scegliere di affidare il proprio messaggio (qualunque esso sia) agli influencer.
Personalità di spicco, generalmente riferite ad un determinato settore, che sono in grado di influenzare la propria community, veicolando messaggi che possono influenzare il comportamento dei consumatori, spingendoli ad acquistare un determinato prodotto o servizio, oppure ad abbracciare un determinato stile di vita.
Influencer marketing: categorie e definizioni
Le community variano per numero e per tipologia dando origine a una classificazione di massima: nano (1000 – 10.000 follower), micro (10.000 100.000 follower), macro (100.000 – 500.000 follower), mega (oltre il milione).
I mega influencer sono personaggi come Chiara Ferragni o il marito Fedez, che vantano milioni di follower e hanno un listino collaborazioni che solo aziende top player possono permettersi. Si tratta di personalità per le quali le possibili campagne marketing vanno ampiamente oltre un determinato settore (Chiara Ferragni oggi non è più vista solo come una fashion influencer), potendo contare su una community che li segue a 360°.
Le strategie che coinvolgono i mega influencer includono spesso vere e proprie operazioni di co-marketing con aziende che investono nella creazione di collezioni o linee speciali con il nome dell’influencer nel brand. (sempre per citare Chiara Ferragni, pensiamo alla recente collaborazione con Oreo o Pigna).
Anche la categoria macro–influencer ha in genere un appeal molto forte: si tratta spesso di personaggi che sono diventati guru nel loro campo, come marketer, scrittori, sportivi, imprenditori. Spesso la loro immagine viene legata a messaggi specifici o al lancio di nuovi prodotti sul mercato.
Micro e nano influencer sono quelli che hanno i numeri più adatti a campagne di piccole e medie dimensioni. Nelle loro rispettive nicchie sono considerati dei veri esperti e i loro follower sono molto propensi a interagire e a seguirne i consigli. Hanno, infatti, un engagement molto alto che li rende perfetti per veicolare messaggi promozionali mirati ad accrescere le vendite di un determinato prodotto. Inoltre, spesso, vengono percepiti come gruppi omogenei. Per esempio, alcune mamme influencer che dialogano a distanza sono spesso protagoniste in simultanea di campagne di influencer marketing per gli stessi prodotti.
Una strategia di influencer marketing: vantaggi e rischi
Le collaborazioni di influencer marketing prevedono creazione di contenuti, che possono declinarsi in formati e piattaforme diverse, pubblicati con l’obbiettivo di una reach molto alta e possibilmente che vengano commentati, condivisi e portino l’utente a finalizzare una “call to action” (prevista dal brief inviato dall’azienda), dando origine ad uno storytelling transmediale.
I vantaggi sono sicuramente legati alla possibilità di veicolare un messaggio in modo potente e persuasivo grazie alla riconoscibilità dell’influencer contattato. Qui occorre fare un’attenta analisi degli obbiettivi e dei costi. In molti casi è preferibile scegliere un gruppo di micro-influencer con alto engagement piuttosto che qualche macro che implicherebbe un investimento nettamente superiore.
State pensando ad una campagna di influencer marketing? Volete saperne di più per capire se questo trend può essere inserito nella strategia digital per la vostra azienda? Contattateci e insieme analizzeremo la vostra situazione e individueremo le azioni migliori in base ai vostri obbiettivi.