Il mondo della pubblicità online diventa sempre più variegato e offre alle aziende un ampio ventaglio di possibilità. Scegliere la più adatta, però, diventa sempre più complesso.
La pubblicità su Google offre un perfetto esempio. Avendo seguito l’evolversi della piattaforma negli anni, noi digital marketers spesso commettiamo l’errore di impostare il dialogo con i clienti unicamente sulla definizione della strategia pubblicitaria da adottare e di dare per scontate le dinamiche di piattaforma. Conoscere come funziona la piattaforma pubblicitaria di Google, tuttavia, è fondamentale per instaurare un dialogo proficuo con l’agenzia o i professionisti che seguono la comunicazione digitale dell’azienda. Abbiamo quindi deciso di dedicare alcuni post di approfondimento proprio al funzionamento di Google ADS. A cominciare dalle basi, ovvero i canali di visibilità che possiamo sfruttare quando decidiamo di fare pubblicità su Google.
Google ADS ci permette di pubblicare i nostri annunci su 3 diversi canali:
1) il motore di ricerca Google.com: in questo caso si parla di “Campagna Search”. In questo caso i nostri annunci pubblicitari usciranno come contenuti sponsorizzati all’interno dei risultati della ricerca di Google ogni volta che gli utenti inseriscono una parola chiave nel campo “Cerca”.
Esempio pratico: un e-commerce di scarpe può scegliere di far apparire il proprio annuncio sponsorizzato a tutti coloro che cercano su Google “scarpe donna in saldo”.
2) la Rete Display: è il circuito pubblicitario di Google e comprende tutti i siti web che hanno scelto di affiliarsi al programma Google Adsense: quotidiani, blog, ma anche marketplace, aggregatori di contenuti e di notizie, siti di viaggi… la lista potrebbe continuare a lungo. Tutti questi siti riservano a Google degli spazi pubblicitari “vuoti”: sarà l’algoritmo di Google a scegliere gli annunci con cui riempirli. Come? A seconda delle abitudini di navigazione di chi visita il sito. I siti che abbiamo visitato di recente, infatti, così come le ultime ricerche compiute su Google, restano nella memoria del browser grazie ai “famosi” cookie, piccole porzioni di codice che vengono scaricate nel nostro pc e che permettono (tra l’altro) di creare una cronologia di navigazione. Ed è proprio questo “storico” che permette di attivare la Campagna Display.
Esempio pratico: se l’utente ha visitato recentemente degli e-commerce di moda o ha compiuto la ricerca “scarpe in saldo”, le sue ricerche rimangono nella memoria del browser e “attivano” i nostri annunci anche quando va a leggere le notizie sul suo quotidiano preferito (se questo quotidiano aderisce al circuito AdSense, ovviamente), quando visita un sito di ricette etc.
– YouTube: questo punto è tra quelli che i marketers danno maggiormente per scontato, eppure non è ancora universalmente noto che YouTube è stata acquistata da Google nell’ormai lontano 2006 e tutt’oggi è una società controllata da Big G. Questo significa anche che fa parte del suo circuito pubblicitario e che attraverso la piattaforma di pubblicità di Google è possibile anche sponsorizzare video su YouTube e che i dati derivanti dalle campagne pubblicitarie YouTube possono essere tracciati e messi in relazione con gli altri tipi di campagna all’interno dello stesso pannello di amministrazione. Una bella comodità!
YouTube possiede dinamiche pubblicitarie molto specifiche, che senz’altro approfondiremo in un futuro post. Al momento ricordiamo però le modalità di sponsorizzazione principali, ovvero:
– il video in evidenza: diamo quest’ “etichetta” a diversi tipi di annunci che seguono dinamiche leggermente diverse ma hanno in comune lo scopo: l’investitore pubblicitario carica un video e vuole che il suo video abbia la maggiore visibilità possibile. Ad esempio, esce come video suggerito in homepage con il tag “annuncio” (come preannunciato, andremo ad approfondire i dettagli in un prossimo post).
Esempio pratico: un musicista che vuole sponsorizzare il suo ultimo video musicale.
– lo “spot” pubblicitario nei video altrui: se utilizzate YouTube, vi sarete accorti che spesso, quando cliccate su un video che vi interessa, la visione parte con un breve “contenuto video sponsorizzato”, che richiama le dinamiche del classico spot televisivo. A volte, si trovano anche all’interno dei video più lunghi. Questi “spot” però non sono uguali per tutti: come accade per la campagna Display, si attivano di volta in volta gli spot più adatti non solo al video prescelto ma anche alla persona che lo sta guardando. Una dinamica molto efficace per raggiungere il target che ci interessa davvero.
Esempio pratico: un’azienda alimentare che sponsorizza i propri prodotti all’interno di video di ricette.
Questo è solo un piccolo assaggio di un menù decisamente ricco. Ma è già sufficiente per orientarsi e comprendere al meglio cosa intendono i digital marketers quando parlano di “posizionamento degli annunci” o “canali pubblicitari” nelle campagne di pubblicità su Google.
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Se avete già deciso di iniziare a sperimentare con le campagne Google ADS, vi abbiamo preparato una guida concisa in 8 punti che può aiutarvi a muovervi da subito nella giusta direzione: per scaricarla, andate subito alla pagina dedicata. Buon advertising!